DIARI DI VIAGGIO

DAI CONFINI DELLA TERRA

DAI CONFINI DELLA TERRA

 

Di frate Antonio Belpiede, assistente regionale Ofs - Puglia

 

 

“Dai confini della terra io t’invoco, mentre il mio cuore viene meno. Guidami su rupe inaccessibile”. Così recita il salmo 60. Andare su un fuoristrada della Vice provincia dei Frati Minori Cappuccini del Ciad – Centrafrica significa rendersi conto di quanto sia grande questo continente, di quanto sia piccola l’Europa e nell’Europa l’Italia, nell’Italia la nostra amata Puglia.

Retorico, ma intelligente, Mussolini aveva parlato del nostro popolo come di una nazione di “eroi e navigatori, poeti santi e vati”. Da Giovanni da Pian del Carpine a Marco Polo, da Matteo Ricci a Colombo e Vespucci non si può dire che ci manchi la tradizione.

Anche qui in Africa ci sono discendenti spirituali di questa gente: frati che son partiti dall’Italia, molti dalla Puglia, per diffondere il Vangelo, per servire i poveri, per offrire fraternità.

Anche qui, grazie a loro, è nato l’Ofs. Ben prima che il Cemiofs sorgesse (Mario Cusenza e io ricordiamo bene quel giorno d’autunno del 1997 in cui Umberto e Salvatrice Virgadaula ci esposero, nel convento Immacolata di Foggia, il loro sogno profetico), i Frati Minori Cappuccini, in questa vasta regione dell’Africa subsahariana, operavano la implantatio non solo del prim’Ordine, ma dell’intera famiglia francescana.

Qui a Bouar c’è Sorella Chiara, con le clarisse lombarde venute anni fa. E ora accanto a Suor Letizia, superiora, a Beatrice e Maria Chiara, col loro accento meneghino che anche a noi pugliesi qui risulta “familare”, ci sono le sorelle di pelle scura.

In questa cittadina c’è il convento Saint Laurent, il nostro San Lorenzo da Brindisi, dottore della Chiesa, che come tanti pugliesi è divenuto migrante per trovare fortuna, spirituale nel caso suo. Lorenzo divenne alunno … della provincia veneta. Qui formiamo i religiosi  Carmelitani scalzi, i Frati Minori e i Minori Cappuccini, i Betarramiti.

A Bouar c’è una fraternità Ofs e una della Jufra (Jeunesse Franciscaine). Ma anche l’Ofs d’Italia mi è venuto incontro. Myriam, anni ventuno, primo anno di medicina a Genova, figlia di Flavio e Silvana, dell’Ofs, è venuta qui, con Giuseppe, vecchio amico del papà, per uno stage di formazione pratica in Medicina. Suo padre Flavio è morto poco tempo fa. Sulla pagellina funeraria hanno scritto “terziario francescano”, come su quella di mio papà, Nicola, come sulla tomba di don Tonino, nostro patrono, ad Alessano. E’ bello. E’ il marchio identitario della famiglia spirituale. Frate Francesco ha creato con Chiara una famiglia che si stende “sino ai confini della terra”. Il salmo dice della vigna del Signore: “ha esteso i suoi tralci fino al mare, arrivavano al fiume i suoi germogli”. Considerare le nostre fraternità, in ciascuno dei tre ordini, soltanto nella prospettiva locale significa perdere il respiro di universo che il carisma di Francesco possiede geneticamente. A metà degli anni ’90 celebrammo a Bassano Romano un Convegno Nazionale Gifra dal titolo: Gifra, fraternità locale – fraternità universale. Intervenne l’attuale arcivescovo di Campobasso, già nostro professore, come religioso stimmatino, a Bari – Santa Fara, mons. Giancarlo Bregantini.

In ques’epoca in cui Benedetto XVI ci chiama potentemente alla Nuova Evangelizzazione (leggete, carissimi, il breve, appassionato motu proprio Ubicumque et semper, del 21 settembre 2010), risulta ancora più importante comprendere il senso trinitario di questa dialettica particolare – universale. Il Padre ha inviato il Figlio eterno in missione per salvare l’umanità perduta. Nell’incarnazione Dio è “divenuto”. Il Verbo ha “modificato” le relazioni “ad intra” col Padre e con lo Spirito Santo. E quando, terminato il suo sacrificio pasquale, dopo essere apparso più volte ai suoi e aver mangiato con loro, il Signore risorto è salito al cielo, si è assiso alla destra del Padre col suo corpo glorioso. Ha portato tra le braccia del Padre e nel fuoco dello Spirito la nostra stessa carne. Terminata la missione del Figlio è cominciata a Pentecoste quella dello Spirito Santo. E’ lui che sale al Padre “dai confini della terra”, quando due o tre sono riuniti nel nome di Gesù. Lui sale nella preghiera sul pane e sul vino e riscende trasformandoli nel Corpo e Sangue del Signore. Dio danza dall’eternità la sua danza d’amore trinitaria, che la teologia scolastica chiama “pericoresi” – processione. In questa danza la carne di Gesù ha coinvolto gli uomini e le donne e il cosmo, già unto dal crisma della risurrezione.

La Chiesa, cari fratelli e sorelle, è chiamata ad aprirsi, seguendo l’esempio “missionario” della Trinità. Il canone 368 del Codice di Diritto Canonico parla delle Chiese particolari (le diocesi e altre “strutture gerarchiche”) dicendo che “attraverso esse e in esse sussiste l’unica Chiesa Cattolica”. E’ la stessa verità di fede che cola nelle Regola Ofs, quando parla di “unione organica delle fraternità sparse nel mondo” (Reg Ofs, 2). E’ il “Corpo mistico del Cristo” della grande teologia paolina. Ogni fratello e sorella francescani, ogni fraternità locale o regionale appartiene ad un’unica fraternità sparsa nel mondo, e questa alla Chiesa.

E’ tempo di missione e di missione nuova. L’idea delle nazioni “cristiane” è tramontata. Lo dice il Papa quando recupera tutt’intera la teologia del beato profeta Giovanni Paolo Magno e dice che le chiese antiche d’Europa e dell’Occidente hanno bisogno di una nuova evangelizzazione o “rievangelizzazione”.

La Chiesa oggi sta cercando gli strumenti e i linguaggi per questo nuovo annuncio. Il Papa ha fondato il nuovo Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione a questo scopo. C’è da rievangelizzare diocesi antiche e parrocchie smarrite, le famiglie sconquassate e i giovani che impazzano il sabato sera e corrono verso la morte, le scuole e le officine. Le strutture della Chiesa, dalla piccola cappellania alla grande parrocchia e alla diocesi non garantiscono più, da sole, la presenza della prassi di vita cristiana. Nemmeno tante fraternità Ofs garantiscono l’effettiva sopravvivenza della fraternità francescana secolare. Il Diritto non basta: né per una parrocchia malandata né per noi. Il solo fatto di avere ministro e consiglio in carica, di avere fissato col ministro del livello superiore la data per il prossimo capitolo non assicura che in quel luogo, sotto l’ombrello della sussistenza canonica, vi sia il fermento evangelico dei francescani secolari, della loro capacità d’impregnare le realtà secolari di Vangelo, come Francesco insegnò.

Nelle visioni di Isaia, il servo di Jahvè non spegne il lucignolo dalla fiamma smorta, né spezza la canna incrinata. E tuttavia il lucignolo ha bisogno di olio nuovo, su cui tornare a bruciare con gaiezza, la canna deve essere curata e legata per tornare a vegetare.

All’alba di ogni domenica qui in Africa c’è gente che si muove e percorre chilometri a piedi per spostarsi verso il luogo di celebrazione dell’eucaristia. Marciano per ore verso Gesù che scende, come dice Francesco nostro, “e si umilia tra le mani di un povero sacerdote sull’altare”. Tra essi, ovviamente, anche dei francescani secolari.

Nei lavori in preparazione al prossimo capitolo regionale qualche fratello ha sostenuto che è impossibile per tanti “poveri ministri e ministre” partecipare all’intero Capitolo, previsto in due giorni. Dalla quiete dell’Africa povera, mi chiedo che senso ha per fratelli e sorelle che non partecipano all’assemblea precapitolare, che non dibattono serenamente le problematiche della fraternità regionale, che non invocano umilmente lo Spirito Santo con gli altri … intervenire fugacemente la domenica solo per votare. Se un ministro ha seri motivi ostativi a partecipare alla precapitolare e all’intero capitolo può mandare il vice o un delegato. Se da una fraternità non c’è nessuno che possa assumersi quest’onere, mi chiedo se quella fraternità non abbia bisogno di aiuto particolare, se sia ancora lecito valutarla come una fraternità formata o se non debba entrare in una procedura di attento accompagnamento per un rinnovamento.  Conosco tanti fratelli e sorelle, anche di una certa età, che vanno a Lourdes e a Fatima, o in vacanza in località lontane. Si muovono, si spostano agilmente, si fanno portare dai figli…. Ma un Capitolo di due giorni a massimo due ore d’auto… non è possibile? Davvero?

Oggi è domenica. Prima ch’io scrivessi, col buio, i cristiani d’Africa hanno iniziato a macinare chilometri sotto il sole caldo, per andare a cantare a Gesù. A piedi. Dai confini della terra anche l’Ofs di Puglia si vede meglio.

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(Fonte: Antonio Belpiede, LETTERA DALL'AFRICA)