RACCONTO LA STORIA

EDITORIALE L'AMICO 2/2019

LO SPIRITO SANTO MINISTRO DI FRANCESCO

 

“[La Chiesa], seguendo docilmente gli impulsi dello Spirito Santo, accoglie le regole proposte da uomini e donne esimi, e, dopo averle messe a punto più perfettamente, dà loro un’approvazione autentica” (Lumen Gentium, 45).

Il numero 45 della Costituzione sulla Chiesa del Santo Concilio Vaticano II evidenzia in modo mirabile la dinamica tra Gerarchia e stato religioso, Gerarchia - Carismi e loro discernimento nel tempo della Chiesa. Se, da un lato, viene tratteggiata l’opera del governo, che si esprime in discernimento, messa a punto giuridica, approvazione, dall’altro viene evidenziata la straordinaria libertà dello Spirito Santo, che suscita novità nella Chiesa. E le sue novità più eminenti si chiamano “fondatori e fondatrici”. Benedetto, Francesco, Domenico, Ignazio, Teresa e tutti gli altri non sono stati chiamati dal Vescovo diocesano o dal Papa, ma suscitati dallo Spirito Santo, unico Signore della storia dopo l’ascensione di Gesù e l’evento attuale della Pentecoste.

I fondatori di Ordini religiosi, ma anche di movimenti ecclesiali o altre forme di specificazione della consacrazione battesimale, sono il frutto della libera iniziativa dello Spirito Santo. E lo Spirito non è abituato a ripetersi. Ripete piuttosto il refrain di Isaia: “Ecco io faccio una cosa nuova” (Is 43, 19), consacrato fin dall’esperienza d’Israele nella preghiera del popolo di Dio: “Tu mandi il tuo Spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104, 30). La libertà dello Spirito si dilata nel cuore dei fondatori che “seguono docilmente i suoi impulsi”. Chi segue gli impulsi dello Spirito non ha difficoltà a sottometterli alla decisione di governo della Chiesa - Madre e maestra. Così fece Francesco, col vescovo Guido e col papa Innocenzo, così tutti.

Va messa in conto la strutturale difficoltà delle Curie diocesane e degli stessi organi centrali della Santa Sede a comprendere le novità dello Spirito. Da un lato gli uffici ecclesiastici devono mantenere una doverosa prudenza e sottoporre alla seria prova del tempo qualunque ispirazione. Dall’altro si comprende come per lo Spirito Santo sia più facile parlare con un Santo fondatore, immerso nell’orazione lunghe ore, che - per esempio - col Congresso di un Dicastero della Santa Sede… immerso nelle carte.

Rimane in ogni caso, con le fatiche quotidiane della storia, la benefica dialettica tra ispirazione celeste, dello Spirito Santo, e discernimento terrestre di Pietro e degli Apostoli, vale a dire dei loro successori: il Vescovo di Roma che è il Papa e il Collegio dei Vescovi sparsi nel mondo.

La Fraternità francescana dei Frati Minori ebbe fin dal principio, naturalmente, la possibilità di autogovernarsi. Dopo i primi tempi “umbro - toscani”, caratterizzati dalla relazione - imitativa del fondatore Francesco - con Dio nella preghiera profonda, spesso immersi nella natura, l’Ordine prese a dilatarsi, ad aumentare di numero, ad avere strutture per la formazione. Frate Antonio, il dottore portoghese venuto dai canonici di sant’Agostino, scriveva i suoi Sermones, testo didattico per addestrare i frati alla predicazione.

In tutto questo crescente tramestio di evangelizzazione, fu volontà di Francesco che il Capitolo - massimo organo di governo della fraternità - si celebrasse verso Pentecoste, perché il vero governante della famiglia era lo Spirito Santo. È lui, dice Francesco, il vero Ministro generale dell’Ordine.

Obbedire allo Spirito Santo significa essere aperti alla sua novità. San Paolo esorta: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio” (Ef 4,20). Contristiamo lo Spirito particolarmente quando resistiamo ai suoi impulsi, alle sue ispirazioni. Quando sento un fratello responsabile di governo in un paese del Nord Europa dire: “Nella nostra nazione il Vangelo è finito, il cristianesimo è morto”, gli rispondo con la massima delicatezza possibile: “Forse è morto nel tuo cuore, fratello!”. Mille volte san Paolo tornerebbe all’areopago in Atene a farsi prendere in giro, ma non cesserebbe di testimoniare che il Signore Gesù è risorto. Le genti d’Europa e dell’Occidente infiacchito hanno questa sete profonda. Lo Spirito chiede di trasformarci in sorgenti d’acqua viva; la mancanza di fede e la resistenza ai suoi impulsi ci lascia cisterne screpolate, piene d’insetti e bisce.

Il fratello Giovanni Spagnolo, da maestro, c’introduce dolcemente in questo clima francescano di attesa della Pentecoste. Con lui tutti gli altri, con la consueta, deliziosa coralità. Gesù ha sofferto una volta per tutte, è morto una volta per sempre e una volta sola è asceso al cielo. Prima del suo ritorno nella gloria, tuttavia, lo Spirito Santo scende continuamente su di noi e sui deserti più brulli del cuore umano. Come canta il prefazio tra Ascensione e Pentecoste: “Entrato una volta per sempre nel santuario dei cieli, Gesù intercede per noi, mediatore e garante della perenne effusione dello Spirito Santo”.

L’Europa ha bisogno di sentire il canto di vita dei figli di Francesco, variazione della melodia di vita che esce dalla bocca della Magdalena: “Ho visto il Signore”. I figli di Francesco, laici, religiosi e religiose, chierici, hanno sete profonda di essere rinfrescati nell’unzione carismatica che dalla barba di Francesco cola sul lembo della veste e sulla moltitudine dei suoi fratelli e sorelle.

Nella sua prima lettera all’Ordine, il Ministro generale, fr. Roberto Genuin, ha evidenziato - tra l’altro - il n. 176,3 delle Costituzioni, che parla di Nuova Evangelizzazione. Dal crocifisso di san Damiano, suo trono eterno, il Signore Gesù regna. A lui si rivolge la nostra preghiera, come se l’unico Francesco pregasse nel cuore di ciascuno e di tutti assieme: “Signore, che cosa vuoi che io faccia?”. Dove portiamo il cantiere, Signore Gesù? C’è ancora da riparare la Chiesa. Manda il tuo Spirito, guidaci.

 

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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)