FRATE VENTO N.2-3/2020 |
MAGGIO COVID, LA BONTA’ NON GERMOGLIA ANCORAQuando il governo ha diffuso lo slogan “Io resto a casa”, abbiamo stretto i denti e ci siamo adattati agli… arresti domiciliari. I servizi dei TG ci mostravano scene di solidarietà sparse nelle città d’Italia: il panierino con alimenti essenziali per le vie di Napoli e il banchetto a Lodi, dove chiunque può portare, chiunque può attingere; giovani che andavano a prendere la spesa o i farmaci per anziani soli; la telefonata sistematica alle persone sole da volontari di associazioni e da psicoterapeuti. E poi i flash mob pacifici, la musica dalle finestre e dai balconi, gli applausi a medici e infermieri, genitori e figli a stendere assieme il tricolore, e financo alcune pay tv che aggiungevano canali per aiutare il desiderio paradigmatico, “Io resto a casa”: una bella Italia, insomma. Lentamente i numeri dei contagi sono scesi, così il numero dei morti. Mentre altri stati europei e più lontani, come gli Stati Uniti, mostravano ancora le contorsioni da pandemia, l’Italia, prima dopo la Cina ad essere colpita, si sbloccava lentamente, troppo lentamente. Le regioni hanno secondo la Costituzione competenza in materia sanitaria. Ma per la prima volta si sono trovate ad affrontare un’emergenza inaudita. Thomas Piketty, economista francese attualmente sotto le luci dei riflettori, sostiene che la pandemia abbia accresciuto le diseguaglianze. Un fatto è stare in sei in un minuscolo appartamento, un altro passeggiare nel proprio parco domestico. Le regioni italiane hanno dato anch’esse un contributo alle diseguaglianze: la mia Puglia, per esempio, ha eseguito un numero di tamponi risibile in confronto ad altre regioni, ultima in classifica con 37 al giorno per 100.000 abitanti, contro i 222 della Provincia di Trento. [Fonte: Foggia Today, 8 maggio 2020]. Il 4 maggio, però, quando ci si attendeva un primo sblocco, il governatore Emiliano ha fissato la quarantena obbligatoria di due settimane per i cittadini pugliesi che rientravano, poi prorogata fino al 2 giugno, chissà, per poter gridare: “Viva l’Italia” e subito dopo “è finita la quarantena”. Magari si poteva sottoporre i cittadini a controllo medico, a esami del sangue … a tampone. No. Si è risparmiato sui dispositivi medici, ma non sui diritti costituzionali dei cittadini pugliesi. Noi pugliesi di Roma venivamo da due mesi di chiusura domestica, in una città che non ha avuto certo i picchi lombardi, ma … ci hanno costretti all’esilio. Durante il “resto a casa” ho pensato spesso agli italiani del dopoguerra. Ai tanti papà come il mio che si son dati da fare per ricostruire questo paese bellissimo che Dio ha incastonato come la pietra più preziosa nel diadema del Mar Mediterraneo. Ho pensato a quello spirito di ricostruzione. Ho sperato e spero che un brivido di vita e voglia di riscatto percorresse tutto il nostro popolo. Ma la gente parla dell’ostruzionismo formalista delle banche, della lentezza dell’INPS. Lo Stato garantisce pressoché integralmente il credito fatto agli imprenditori, ma le banche ti chiedono documentazione non necessaria per la legge. E l’attività non riapre. In TV Sky trasmette DIAVOLI, una pregevole fiction sul potere finanziario. Intanto siamo davvero bombardarti da notizie contraddittorie. C’è chi parla di complotti, di responsabilità della Cina, iniziando dal presidente Trump, di prove generali di guerra batteriologica. Mentre scrivo crescono gli attacchi al governatore della Lombardia Fontana, alla gestione dei primi ammalati portati a infettare i nonnini al Trivulzio e nelle altre RSA. Alla TV i soliti testimonial sorridenti pubblicizzano il sistema di tracciamento personale: puoi scaricarlo sul cellulare oppure usare un cercapersone. Garantiscono la privacy … ma Frate Vento non ci crede. Voi? Intanto a Livorno un barista - ristoratore (tra le categorie più colpite dal distanziamento) ha preso qualche palmo di terreno pubblico. Qualche norma dice che si può, qualche altra – magari regionale o comunale, in questa nuova selva normativa – dice di no. Secondo i Vigili, forse ha sbagliato a misurare. E giù una multa di 170 Euro, a un poveretto che riapre dopo tre mesi, il quale esce fuori dai gangheri e urla ai Vigili e alla loro durezza “voi prendete lo stipendio ogni mese, noi non vediamo soldi da mesi”. Il Sindaco ha avuto il buon senso di comprendere le ragioni del tapino e di annullare la multa. Intanto il barbiere Annibale (nome di fantasia), calabrese sorridente e vero artista del pelo e contropelo, riapre anche lui, vicino a un nostro convento romano. Il suo locatore si presenta agguerrito per essere pagato. Annibale ha pagato puntualmente la pigione per anni, la relazione contrattuale è serena, sana. Il locatore è un alto dirigente di un’impresa privata, sua moglie gode pure di un salario elevato, così i figli, e possiede molte rendite. Annibale dopo inutili tentativi di ragionare sbotta anche lui, come il barista di Livorno. Gliele canta. Forse tornerà in Calabria: “Lì al paese un ciuffo di verdura e un po’ di pasta c’è sempre”. Intanto i negozianti vicini sono usciti in strada e il centro di Roma sembra un vicolo napoletano ora, diversi tra loro pagano la pigione allo stesso proprietario. La gente mormora, qualcuno inveisce, i visi cambiano colore. Al popolo che manca di pane (ricordate la regina Maria Antonietta alla vigilia della Rivoluzione francese?) non si possono consigliare brioche, altrimenti i panettieri e i barbieri lasciano forno e forbici e … innalzano barricate e ghigliottine. Nel tempo della chiusura il nostro popolo ha dato segni di umanità e anche di eroismo. I medici e gli infermieri morti, magari perché privi di idonea protezione, sono tra i martiri di un senso civico che commuove e spinge all’emulazione. Non tutti, però, se ne lasciano sfiorare, non il locatore di Annibale. I tigli sotto la mia finestra si sono rivestiti di foglie di un magnifico, tenero verde negli ultimi giorni. Se la bontà sbocciasse come le rose in questo mese nel cuore di più italiani, funzionari, vigili, proprietari di case, direttori di banca, politici … potremmo trovarci in un nuovo “miracolo italiano”. Ne siamo capaci. Purtroppo i germogli sono radi, la bontà non germoglia ancora come dovrebbe. © Antonio Belpiede - all rights reserved |