RACCONTO LA STORIA

EDITORIALE L'AMICO 1/2012

IL CUORE DELL’ITALIA

Il mio maestro delle elementari, Bartolo Diterlizzi, i cui funerali ho celebrato pochi mesi fa, ci parlava del coraggio di Balilla, di Pietro Micca e di Amatore Sciesa, , di Garibaldi e Mazzini. Il ’68 arrivava lentamente dalla Francia, non era ancora al suo famoso autunno. Insieme a un rinnovamento epocale, avrebbe portato una certa iconoclastia di parole come “patria” e “risorgimento”. Molti anni dopo, fuori dai falsi sussidiari “nordisti”, avremmo appreso “di che lacrime grondi e di che sangue” (Foscolo) la conquista del Sud da parte dei piemontesi. Eppure allora “il signor maestro” lasciava distillare nei nostri cuori sentimenti positivi, l’orgoglio consapevole di essere italiani. I giovani universitari di Curtatone e Montanara sembravano, nelle sue parole pronunciate con calda voce da basso, i nostri fratelli maggiori, mentre andavano a morire sotto il piombo gridando: “Libertà!”. Il direttore Campaniello ci attendeva sovente alla porta d’uscita dell’Istituto Guglielmo Marconi. Le mani dietro la schiena, rispondeva al nostro saluto. Gli avevamo affibbiato un nomignolo, “fiocco azzurro”, perché una volta, incautamente, aveva detto che ci voleva vedere sempre col grembiule in ordine e “il fiocco azzurro svolazzante”. Non avevamo dieci anni … e sfottevamo già. Eravamo ancora tratteggiati con i colori pastello del libro Cuore, come “la maestrina dalla penna rossa”. C’era la festa dell’albero, gli italiani lavoravano come pazzi, risparmiavano più di ogni altro popolo. Era l’Italia che stava vincendo la pace, dopo aver perso la guerra, l’Italia del “miracolo economico”.

Anche oggi muoiono giovani, ma non sotto il piombo austriaco. Muoiono spiaccicati contro un muro il sabato sera, o con un ago nel braccio sette giorni su sette. Abbiamo strappato bandiere, eliminato la patria dai nostri cuori, visto i campioni della nazionale imbarazzati, perché non ricordavano le parole dell’inno di Mameli. Il libro Cuore è del tutto dimenticato, ma abbiamo il Grande Fratello e le veline.

In maniera progressiva e impercettibile il nostro popolo ha vissuto un processo di corruzione. Non solo il lavoro non c’è, specie al Sud, specie per i giovani, ma non è il valore ch’era qualche lustro fa. Oggi è pensabile di fare carriera mostrando le gambe o i bicipiti. Studiare, sgobbare serve a poco se non hai “il santo in Paradiso”, che ti raccomanda. Esiste una certa cialtroneria italiana, il complesso di Piazzale Loreto: ieri tutti fascisti, oggi tutti contro Mussolini, contro Berlusconi … contro Monti. Ma, italiano, quando ti assumerai le tue responsabilità?

La classe politica di basso valore che ci troviamo oggi discende dalla scarsa qualità della cittadinanza. I cittadini, gli abitanti della civitas hanno diritti e doveri. Il primo diritto – dovere è … pensare, riflettere, informarsi, associarsi … e poi proporre, lottare, vincere e governare, perdere e fare opposizione. Questo è democrazia. Questo è fatica, impegno.

Non credo che il nostro popolo possa convertirsi all’improvviso. La corruzione etica esige cura lenta e progressiva. Ci vuole fatica per disintossicarsi. Qualunquismo, opportunismo sciatto, nichilismo non sono meno dell’eroina. La crisi mondiale ci sta forse aiutando. Qualche modello positivo è venuto fuori. Ho sentito gente criticare il presidente Monti dopo nemmeno un mese di lavoro, con lo stesso stile becero e ovvio con cui si parla dell’Inter o della Juve il lunedì al Bar dello Sport e il martedì dal barbiere. Ma, dico, uno studente non è chiamato a sostenere Anatomia o Istituzioni di Diritto Privato dopo un mese di corso. E qualcuno vuole già fare l’esame a Monti? Siamo seri. Rimandando a tempi ulteriori la seduta d’esame, dobbiamo riconoscere che, fin dal primo giorno di governo, Monti ci sta riproponendo col suo stile il modello perduto del bonus pater familias. Ci mancava da troppo tempo. A Bruxelles e nelle cancellerie europee l’Italia ha trovato nuova attenzione e nuova dignità politica.

Un altro modello positivo è Tirteo: il poeta zoppo che esortò col suo canto i forti guerrieri di Sparta ad affrontare un nemico molto più numeroso. E gli spartani vinsero, spinti dal canto del “poeta storpio”. E sì, cari fratelli d’Italia, perché ci vuole un’EPICA per rinnovare l’Etica. Occorre ricordarsi che discendiamo da Roma e dal Rinascimento. Che abbiamo scacciato gli austriaci nel primo Risorgimento e i tedeschi nel secondo: la Resistenza.

Parlando la scorsa estate all’Unione Giuristi Cattolici d’Italia, a Foligno, l’ex presidente della Corte Costituzionale, Gianmaria Flick, ha parlato di “terzo Risorgimento”. Sono d’accordo.

Non è detto che l’onore, il tricolore e la patria debbano essere patrimonio dei governi militari e delle dittature. Può la democrazia parlare al cuore dei cittadini? Possono i cittadini ritrovare la memoria di una delle più belle Costituzioni esistenti al mondo e renderla “effettiva”? Incarnarla in un impegno nuovo di cittadinanza, in una nuova politica? Io credo di sì. Anzi, credo che sia l’unica strada possibile per risorgere, come italiani, nell’Europa unita, in relazione col mondo intero.

In alto il cuore, Italia, in alto! Nella nostra storia, dopo ogni Caporetto c’è una Vittorio Veneto. Il mio maestro, Bartolo, approverebbe.

 

Diamo il benvenuto, in questo numero, per la prima volta su L’Amico, ad un amico e ospite speciale, Alessandro Meluzzi, psichiatra, terapeuta dell’umanità sofferente, fondatore di comunità, scrittore e volto televisivo nell’annunciare il Vangelo del Cristo, che lo ha cercato e catturato. Con la collaborazione di Andrea Grippo ci parla della speranza cristiana, proprio quella che serve al cuore dell’Italia, e dell’Europa.

© Antonio Belpiede - all rights reserved


(Fonte: Antonio Belpiede, L'AMICO DEL TERZIARIO)

Torna Indietro Stampa